I tre movimenti di "Cinque" sono ispirati rispettivamente ai tre primi capitoli del libro "Vita di Siddhartha, il Buddha" di Thich Nhat Hanh. Nel primo viene raccontato il cammino compiuto da Svasti, giovane bhikkhu, insieme ai monaci guidati dal Buddha. Quest'ultimo, come promesso a suo tempo a Svasti, lo andò a prendere per accoglierlo nella comunità. Nel secondo capitolo la narrazione si focalizza sulla riflessione del Buddha dedicata al guardiano dei bufali al Monastero della Foresta dei Bambù. Riflessione narrata dal Buddha ai monaci riunitasi per l'occasione. Svasti, che partecipò per la prima volta a queste riunioni, comprese con stupore che quello che veniva detto dal Buddha faceva riferimento direttamente a lui, che era sempre stato un guardiano dei bufali. In buona sostanza, Buddha insegna, tramite la metafora del guardiano dei buoi, che ci dobbiamo prendere sempre cura della parte più profonda, emotiva e istintuale di noi stessi. Il terzo: Svasti, la sera stessa del discorso del Buddha, ripensa al giorno in cui, quando era bambino, mentre aveva portato in prossimità della foresta i bufali, incontrò Siddhartha, ovvero colui che, poco dopo quell'incontro, sarebbe diventato il Buddha. Lo vide solo e in profonda meditazione. Il Buddha si accorse della sua presenza e lo chiamò a se. Svasti, consapevole della sua condizione sociale (era un intoccabile) cerco di ritrarsi. Ma Siddhartha, riuscì a tranquillizzarlo immediatamente. Superato quel momento, entrambi fecero una conversazione, passeggiando verso il fiume dove pascolavano i bufali. Svasti, quando apprese che Siddhartha aveva intenzione di fermarsi in quel luogo per cercare di raggiungere lo stato della "perfetta illuminazione", si offrì di fargli trovare ogni giorno un cuscino di erbe...